La coppa c’è ancora. La pergamena pure.
A distanza di una settimana dalla mia giornata da favola,
posso scriverne un resoconto, perché ho la certezza che sia stato tutto vero. “Il
Serpente e la Rosa” ha davvero vinto il Premio Nazionale Caterina Martinelli.
La lettera di invito “al ballo”, cioè alla premiazione fissata
per il 22 ottobre, era arrivata questa estate e, come vi avevo già raccontato,
era stata accolta da me con un poco leggiadro e poco principesco urlo in
biblioteca. Io generalmente sono una persona fredda e mi contengo, ma in quel momento, davanti al mio
bimbo che mi guardava a occhi aperti, non ce l’ho proprio fatta.
Non solo era tra i finalisti, ma avevo vinto il Primo Premio
assoluto tra gli autori di Libri Editi.
Ovviamente, come in ogni favola che si rispetti, ci sono
state delle difficoltà e delle rinunce.
Per esempio, ho dovuto a malincuore mancare all’intitolazione
della scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo nel quale lavoro. Ci tenevo
tanto perché il lavoro dal quale ha preso avvio tutto è dei miei alunni
di III E dell’anno scolastico 2014/2015.
Cinque di loro, coraggiosamente, sono saliti sul palco e hanno raccontato a oltre un centinaio di persone cosa abbiamo fatto due
anni fa e come ci è venuta l’idea di intitolare una scuola a Bianca Bizzi.
Ringrazio Magda, Simone, Margherita, Chiara e Alessia per la
gentilezza e la temerarietà. Tra l’altro, alcuni colleghi mi hanno detto che se
la sono cavata alla grandissima.
Ma torniamo al Concorso Caterina Martinelli e alla favola ad
esso collegata.
Abbiamo passato tante ore da sole e parlato a lungo come da tempo non ci
capitava. Stare con lei, sentire la complicità che ci univa e vedere l’orgoglio
sul suo volto è stata una delle cose più belle della giornata.
La zucca-carrozza era… Italo.
Mai preso prima, si è rivelato un ottimo mezzo di trasporto.
Alle 15 ero a Roma e dopo poco alla Biblioteca Vaccheria,
dove era prevista la premiazione.
La temperatura era primaverile, il percorso da fare a piedi
breve, le scarpe con il tacco che non metto mai non mi facevano male. Troppo bello per essere vero.
Mentre mi chiedevo cosa potesse ancora andare meglio, ho visto una persona.
No. Niente principe azzurro in questa storia. Ma qualcuno di molto meglio.
Si chiama Sonia Morganti ed è una scrittrice di grande
livello.
La sua “Calpurnia, l’ombra di Cesare” è un gioiello che consiglio a tutti, ma Sonia non è solo un’autrice che ti fa sentire i colori, i profumi e le atmosfere della Villa dei Papiri, è soprattutto una persona di grande umanità.
La sua “Calpurnia, l’ombra di Cesare” è un gioiello che consiglio a tutti, ma Sonia non è solo un’autrice che ti fa sentire i colori, i profumi e le atmosfere della Villa dei Papiri, è soprattutto una persona di grande umanità.
Abbiamo chiacchierato per un’ora come se ci conoscessimo da
anni ed è riuscita a farmi sentire tranquilla in un momento in cui, senza di lei, mi sarei
probabilmente fatta prendere dall’ansia.
La premiazione è stata un susseguirsi di poesie, momenti
musicali e ringraziamenti degli autori.
Io ero l’ultima.
Di quei minuti ho un ricordo confuso, ma penso di aver
ringraziato la giuria, Bianca e Caterina. Senza di loro non avrei mai potuto
vivere un sogno.
Ho cercato di incuriosire il pubblico presente, parlando
delle quartine nascoste nel romanzo e intavolando con i futuri lettori una
sfida. Li ho invitati a trovare nel testo le parti storicamente provate e
quelle frutto della mia mente.
Penso di essere riuscita benino, perché alla fine diverse
persone si sono avvicinate per richiedermi il titolo del romanzo e la casa
editrice.
Un paio di foto con Sonia davanti a Sdentato e un veloce
viaggio su Italo hanno chiuso la giornata.
Oggi ho imparato tante cose che devo trasmettere ai miei
alunni: le favole esistono e la scrittura ti permette non solo di scriverle, ma
anche di viverle.
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