domenica 22 settembre 2019

Presentazione a San Secondo - I padroni di casa

I signori

Pier Maria III de’ Rossi

Era figlio di Troilo de’ Rossi e Bianca Riario.
Fu allevato a Firenze con lo zio Giovanni dalle Bande Nere che era quasi coetaneo (Giovanni era nato nel 1498, mentre Pier Maria nel 1504). Alla morte del padre nel 1521 divenne marchese di San Secondo, ma Bianca assunse per un po’ di tempo la reggenza, dal momento che non era ancora maggiorenne.
Dopo essere stato scacciato dai suoi possedimenti da Rossi di Corniglio, rientrò in possesso dei suoi feudi grazie all'intervento dello zio Giovanni, che sconfisse gli usurpatori nel 1522.
L’anno dopo sposò Camilla Gonzaga e dal 1525 in poi fece parte delle Bande Nere, nel 1526 partecipò all'assedio di Milano restando ferito, nel 1527 fu prima a Roma in occasione del sacco dei Lanzichenecchi e poi in Puglia quando i Francesi invasero il regno di Napoli. In occasione dell'assedio di Firenze fu a capo delle truppe imperiali. Alle dipendenze di Carlo V fu con lui a Tunisia, in Provenza e in Albania
E' di questi anni il ritratto del Parmigianino, che immortalò anche la moglie Camilla. Entrambi i ritratti sono al Prado, ma mentre per quello di Pier Maria l'attribuzione è certa, per quello di Camilla ci sono più dubbi.
Gli scandali che travolsero i fratelli Giulio Cesare e Gian Girolamo misero in difficoltà anche lui, tanto che il papa Paolo III voleva costringerlo a demolire la Rocca di San Secondo
Salvato dai marchesi di Mantova (parenti di Camilla) e disgustato da molti principi italiani, nel 1542 si offrì al servizio del re Francesco I di Francia. Nella guerra delle Fiandre si distinse nell'assedio di Landrecy prima e nell'assalto di Boulogne contro gli inglesi poi.
Fu sempre grande amico di Pietro Aretino, con il quale intrattenne una fitta corrispondenza.
Morì nel 1547 a San Secondo, dove si era ritirato a causa delle numerose ferite riportate negli scontri sostenuti in Francia.


Camilla Gonzaga
Era la figlia di Giovanni Gonzaga e di Laura Bentivoglio.
Sposò nel 1523 Pier Maria con una dote di seimila ducati in denaro, gioielli, abiti e arredi. Il matrimonio è rievocato tutti gli anni nella manifestazione del Palio delle Contrade di San Secondo.
È stata ritratta nel celebre dipinto del Parmigianino.
Camilla e Pier Maria ebbero dieci figli. I più famosi furono Troilo, che divenne marchese di San Secondo dopo il padre, Ippolito che venne ordinato addirittura cardinale, Sigismondo che fu un famoso condottiero e Federico, di cui si parla nel romanzo “L’ultimo segreto di Botticelli”.
Nei lunghi periodi di assenza del marito fu reggente di San Secondo, segno che Pier Maria stimava la moglie e la riteneva degna della sua fiducia.

I fratelli di Pier Maria de' Rossi

Passeggiando tra le stanze della Rocca di San Secondo, avreste potuto incontrare gli altri figli di Bianca Riario, che come la mamma e la nonna ebbero vite piuttosto avventurose...


Giovan Girolamo de' Rossi 
Studiò a Padova con un grande maestro come Pietro Bembo e bruciò le tappe in campo ecclesiastico, divenendo a soli dodici anni Protonotario apostolico e, poco dopo, Chierico di camera.
Ma i suoi rapporti con il papa erano destinati a peggiorare, considerando che nel 1539 venne chiamato a Roma con un pretesto e rinchiuso a Castel Sant'Angelo, in attesa di essere processato.
Paolo III intentò contro di lui un processo per omicidio (del conte Langosco) che si concluse il 4 luglio 1541 con la condanna pecuniaria di 5.000 scudi d'oro, l'esilio e la destituzione dal Vescovato di Pavia.
Secondo gli storici il processo fu assolutamente ingiusto, tanto che poi Giovan Girolamo venne riabilitato sotto il pontefice successivo, Giulio III.
Probabilmente Paolo III con il processo aveva voluto estromettere quello che, a causa dei dissapori del suo casato con quello dei Farnese, si era rivelato uno degli avversari politici più temibili.
Non a caso, dopo il processo, il papa ottenne da Carlo V l'autorizzazione a costituire il Ducato di Parma e Piacenza, alla cui guida chiamò Pier Luigi, suo figlio legittimo.
Giovan Girolamo mantenne in esilio stretti rapporti epistolari con Benvenuto Cellini, con il quale aveva condiviso i giorni da recluso a Castel Sant'Angelo.
Una volta riabilitato, si dedicò all'attività di poeta e storiografo. Lasciò in eredità decine di pezzi artistici che aveva collezionato sia a Roma che in Toscana, dove morì nel 1564.
Alcuni di questi capolavori furono trovati interrati in un vigneto.

Angela Paola de' Rossi
Non ci sono rimasti suoi ritratti, ma pare fosse bellissima.
Andò sposa prima a Vitello Vitelli e poi al cugino Alessandro Vitelli, entrambi famosi condottieri.
Il secondo matrimonio fu tra i più leggendari del Cinquecento: di carattere focoso, Angela Paola mal sopportò il tradimento del marito con una certa Laura, relazione che portò cambiamenti anche nell'assetto dell'intera area di Città di Castello.
Infatti, in occasione delle nozze con Angela, Alessandro fece erigere il Palazzo Vitelli da artisti come Vasari o i Della Robbia, ma Angela, tormentata dalla gelosia per il marito, si fece costruire una nuova dimora, il Palazzo Vitelli a San Giacomo.
Il fatto che abbia abbandonato il tetto coniugale fa capire la forza e l'originalità della donna, che al marito diede comunque dieci figli (oltre ai tre avuti dal primo consorte).
Il primogenito, Vitellozzo, si distinse per la scalata alle gerarchie ecclesiastiche e per gli atti disdicevoli compiuti a Città di Castello, a cui la madre si uniformò.
Tra i delitti compiuti da Angela, si dice ci fossero l'omicidio di una domestica chiamata Veronica, rea di essere amante di Alessandro Vitelli e lo sterminio dei Pallanti (cinque figli su sei vennero trucidati).
Nemmeno invecchiando Angela smussò gli spigoli del suo carattere fiero e vendicativo: già quasi anziana, cova una furibonda gelosia per una giovane parente, Gentilina, moglie di Niccolò Vitelli, donna bellissima e molto corteggiata, della quale fa aggredire l’amante di notte da alcuni suoi emissari, costringendolo alla fuga e all’esilio per avere salva la vita.
Spalleggiata sempre da Vitellozzo, continua a far sospendere le cause intentate contro l’operato dei Vitelli. 
Solo la morte del figlio, avvenuta a soli 36 anni e il Tribunale dell’Inquisizione la fermano: nel gennaio del 1570, Angela viene rinchiusa in Castel Sant’Angelo. Il processo si conclude il 28 febbraio 1572 con una sentenza di condanna relativamente mite: Angela è dichiarata colpevole di “usura feneratizia”, ma si passa sopra agli omicidi, alle violenze, alle usurpazioni, limitandosi ad ordinare la resa del mal tolto e una multa di 10.000 scudi da pagare alla Camera Apostolica.
I figli di Angela vengono però spogliati dei feudi dal Papa e alla donna non resta che rientrare, umiliata e piena d’ira, nel suo palazzo a San Giacomo in Città di Castello, dove muore a 67 anni nel 1573.